27 aprile 2024
Alessandria
Alcuni manifesti elettorali [sul salario minimo] nell'intento di suscitare l'interesse elettorale dei lavoratori riducono tutta la complessa problematica del mondo del lavoro al solo aspetto del minimo salariale.
Aspetto importante e significativo, ma non strutturalmente decisivo anzi per certi aspetti fuorviante.
Il mondo del lavoro italiano è stato infatti lentamente ma completamente riformato [secondo noi in modo peggiorativo] e la questione degli infimi salari italiani è sicuramente in relazione a questo processo.
Infatti da una rilevazione condotta nel 2021 è emerso che, dati OCSE alla mano, l'Italia è l'unico paese in cui i salari sono DIMINUITI rispetto al 1990 e il declino interessa tutti i settori economici.
Lo stesso rapporto rileva che alla fine del 2022 i salari reali dell'Italia erano calati del 7% rispetto al periodo antecedente alla pandemia e anche rispetto al 2,2% della media OCSE. Appare quindi del tutto evidente la SOTTO RETRIBUZIONE dei lavoratori italiani rispetto a quelli del resto del continente.
Insomma l'Italia rappresenta fanalino di coda in Europa.
Analizzando più a fondo la questione non bisogna però dimenticare che le cause strutturali e profondissime, che hanno comportato la perdita di acquisto dei salari, rispondono a precise scelte politiche, a strategie che sono state condotte da almeno 30 anni da tutti i governi che si sono succeduti dal 1990 in poi e prevalentemente quelli del centro sinistra.
In sostanza si è perseguito [con l'ausilio di una copiosa normativa] la precarizzazione del mondo del lavoro, attraverso una vera e propria giungla di tipologia di contratti, una progressiva erosione delle tutele e delle sicurezze del lavoratore che congiunta all'eccesso di domanda (compresa la manodopera proveniente da un immigrazione incontrollata), alla mancanza di investimento nel settore produttivo hanno trasformato radicalmente e in modo peggiorativo il mondo del lavoro.
E con questo processo, iniziato almeno dagli anni novanta (forme di lavoro flessibile= Pacchetto Treu, legge Biagi..) e attraverso continue revisioni normative si è giunti all'approvazione del [deleterio] Jobs act da parte del governo RENZI, all'abolizione dell'art.18 della Statuto dei Lavoratori e alla conseguente abolizione del licenziamento per giusta causa.
Ecco, se non si riflette su queste tappe politiche e sulle loro conseguenze come quella del contenimento dei salari dei lavoratori italiani non si capisce l'attuale punto della Storia.
In conclusione: coloro [partiti e sindacati] che hanno contribuito con la loro inerzia o accondiscendenza a creare le condizioni per una precarizzazione diffusa e deleteria del mondo del lavoro, condizione che sicuramente ha favorito la bassa crescita dei salari, invece di intervenire per chiedere una VERA RIFORMA, INVESTIMENTI E RISORSE NEL MONDO DEL LAVORO insistono su un aspetto che rischia di essere più negativo che positivo per i lavoratori stessi.
Ed infine: “Oggi è il primo maggio. Anche quest'anno la sinistra va in piazza per piangere sul lavoro versato che la stessa ha contributo a frammentare, scomporre e rendere più povero. Un po' come quando attacca il Governo in carica per i tagli della Sanità Pubblica che invece sappiamo chi sostanzialmente li ha provocati…”
BUON PRIMO MAGGIO.
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