30 settembre 2023
Alessandria, via Lombroso.
La strage di qualche giorno fa, con lo sterminio di un'intera famiglia da parte del capofamiglia, ha posto Alessandria al centro della cronaca nera italiana per questo orribile fatto di sangue. Numerose troupe televisive hanno stazionato alcuni giorni davanti al portone d'ingresso di via Lombroso numero 6 dove è avvenuta il prologo della strage.
Insomma abbiamo assistito ad un vero e proprio spettacolo con le riprese dirette (interviste, riprese dei luoghi, opinioni degli esperti,ecc) proiettate in tempo reale negli studi televisivi di varie trasmissioni quotidiane.
Tutto ciò ha alimentato una sorta di accanimento mediatico pur di tenere incollati allo schermo gli spettatori.
Per raggiungere questo scopo spesso gli atteggiamenti dei reporter hanno mostrato una qualche forma di aggressività e di violenza della privacy in generale.
Qualcuno, a suo tempo, ha definito questo tipo di format televisivi la cosiddetta TV del dolore dove vengono affrontati i temi della cronaca nera o giudiziaria e le vicende sono incentrate su situazioni di disagio individuale e sociale.
Si trasmettono storie di omicidi, di violenza o di abusi, di aggressioni o atti di bullismo, incidenti stradali e calamità naturali tragiche.
Il filo conduttore sembra essere il senso di sofferenza vissuta dai singoli nelle famiglie o nelle comunità.
In questi giorni Alessandria è vissuta dalla cronaca nazionale come luogo di un evento tragico e fatale che ha distolto l'opinione pubblica nazionale da avvenimenti e questioni che invece assillano e aggraveranno sempre di più la situazione delle singole famiglie, alle prese con disagi e difficoltà reali dovute ad imperizie e/o decisioni politiche e economiche disastrose.
Invece di informare i cittadini italiani di ciò che sta succedendo al loro portafoglio e alla loro vita i nostri media si perdono in modo fastidioso e impudente a scandagliare un dramma personale che al contrario dovrebbe essere lasciato alla pietà umana e al dolore dei famigliari.
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